Querceti decidui nel Sud-Italia

Una breve panoramica


Nel tempo

L'ultima glaciazione ha comportato significative variazioni nella vegetazione forestale dell'Italia meridionale. Durante i picchi glaciali, il bosco di conifere era rinvenibile fino al livello del mare, mentre durante le fasi interglaciali temperate dominava il bosco misto di querce.

Durante il periodo post-glaciale (iniziato circa 11.700 anni fa), la distribuzione delle foreste di querce decidue ha subito diversi modificazioni legate alle variazioni climatiche.

La quercia è divenuta una presenza più o meno costante nella fascia submontana media, compresa tra la fascia montana dominata dal faggio e dall'abete bianco e la fascia mediterranea sempreverde.

Le riduzioni e le espansioni indotte dal clima nel corso del periodo post-glaciale potrebbero spiegare le caratteristiche degli attuali querceti. Ad esempio, la frequente sostituzione di querce mesiche (farnia, Quercus robur e rovere, Q. petraea) con roverella (Q. pubescens) e cerro (Q. cerris).

Queste ultime sono più plastiche ed in grado di diffondersi nella fascia mediterranea (Q. pubescens) e montana (Q. cerris). La presenza diffusa di Q. cerris nella parte bassa della fascia montana è favorita da fattori edafici, come i terreni argillosi a cui questa specie è ben adattata [1].

Nel corso dei secoli, l'estensione dei querceti caducifogli è stata drasticamente ridotta nella fascia submontana a causa delle utilizzazioni boschive, delle attività agricole e del pascolo.

Molti documenti e toponimi fanno riferimento a luoghi nei quali le querce oggi non sono più presenti o sono sporadiche. Nel corso dei secoli, i querceti sono stati intensamente sfruttati per approvvigionare i cantieri navali. Nell'Italia postunitaria, la crescente domanda di terreni per l'agricoltura, legata alla crescita demografica, e la richiesta di traversine ferroviarie sono stati tra i fattori più rilevanti che hanno determinato la contrazione della superficie interessata dai querceti.

  Nel Sud Italia, molte aree un tempo occupate da boschi di querce sono state disboscate e le superfici forestali superstiti sono state pesantemente frammentate.


Aree interne meridionali (il caso della Basilicata)

I boschi a dominanza di cerro (Quercus cerris) costituiscono la principale componente forestale ad altitudini comprese tra i 500 e i 1200 m s.l.m. in molte aree interne.  In Basilicata, fino a un'altitudine di circa 1000 m s.l.m., il cerro si mescola ad altre specie arboree, come aceri e carpini.

Nel sottobosco, è frequente la presenza di un denso strato arbustivo costituito da specie tolleranti l'ombra (edera, ginestra, ligustro, dafne, agrifoglio). A quote più elevate, il querceto incontra la faggeta montana, con specie come l'acero di Lobel.

Nelle zone più calde, si estende una foresta più xerica, in cui il cerro è associato al farnetto (Quercus frainetto) ed alla roverella (Quercus pubescens). Qui si trova spesso un sottobosco arbustivo (Rosa selvatica, Cytisus sp., biancospino, prugnolo, Lonicera sp.).

A prevalere sono i popolamenti forestali coetaniformi con struttura monoplana. In molti casi, questi popolamenti forestali sono il risultato di tagli eseguiti per convertire i boschi cedui in popolamenti di alto fusto. Quando le querce sovrastano un piano dominato di carpini si hanno popolamenti con struttura bi-pana.

 I boschi cedui spesso superano l'età del turno tradizionale (boschi cedui "invecchiati"). In molti casi, i querceti sono fortemente pascolati.

Altofusto di cerro in Basilicata. Il pascolo rende difficile pianificare la rinnovazione naturale su piccole aree. È possibile pianificare cicli di rotazione più lunghi rispetto a quelli tradizionali. Si consiglia di effettuare, nel corso della rotazione, diradamenti mirati a selezionare gli alberi in relazione alla forma del fusto ed a favorire le specie accessorie, con l'obiettivo di aumentarne la diversità funzionale.

Bosco di cerro in Basilicata in un sito di crinale caratterizzato da bassa fertilità, intensamente pascolato. Nel sottobosco, sono diffusi arbusti spinosi.

La cerreta si associa facilmente alla faggeta nel Sud-Italia. Condividono la stessa flora di sottobosco.